Leggenda e simbologia

Il contesto storico

Tralasciando la leggenda e volendo analizzare la chiesa è necessario, innanzitutto, inquadrare il periodo storico, le condizioni politiche, economiche e sociali della Lago della meta del XVII secolo. Già da due secoli, Lago, condivideva le sorti del feudo di Aiello, appartenete all’epoca ai Cybo-Malaspina , nella persona di Carlo I (dal 1629 al 1662). Il paese contava circa 2000 abitanti, resi ancora più poveri dalle rovine del terremoto, che aveva distrutto 52 case e lesionate altre 81. Proprio il sistema insediativo ci da una precisa idea della povertà, economica di materiali e di mezzi, in cui versava gran parte della popolazione, che aveva portato, già nel seicento, con un processo di “saturazione” edilizia -dovuto alla necessità di addossare le nuove abitazioni a quelle preesistenti, per economizzare- ancora leggibile nel tessuto edilizio, con vie strette e tortuose e piccoli slarghi chiamati impropriamente piazze. Esattamente il contrario di quanto avveniva in Aiello dove le case isolate sono molto più numerose e soprattutto quelle a carattere nobiliare. Nonostante ciò veniva dedicato tempo, denaro e lavoro alla costruzione ed all’abbellimento delle chiese; nella seconda meta del secolo si contano a Lago centro tre chiese e due conventi con annessa chiesa. Il secolo XVII, comunque, rappresentò per Lago un periodo di grande fervore religioso, non dimentichiamo che fu edificato il convento degli Agostiniani Scalzi ad opera di Fra Bernardo dello Spirito Santo è gran parte delle chiese viene rimaneggiata secondo i dettami dello stile barocco. Questo è dunque il contesto storico, economico e sociale nel quale rinasce la chiesa.
La storia della chiesa

Un manoscritto degli inizi del XIX secolo, opera del Sacerdote Nicola Cupelli , narra che un certo (Ni)Cola Mazzotta, (realmente vissuto nel XVII secolo) trovò, tra i resti della diroccata chiesa di San Pietro, un quadro raffigurante l’immagine della Madonna con il Bambino in braccio e nella mano destra tre monti. La veridicità del manoscritto, circa l’esistenza di una chiesa dedicata a S. Pietro, è confermata dalla Platea di Luca, arcivescovo di Cosenza, che visito Lago nel 1207, e nel resoconto della visita pastorale si parla di due chiese, San Nicola e San Pietro, la chiesa distrutta dal terremoto del 1638. A testimonianza di ciò rimane, ancora oggi, il toponimo del viottolo che collegava la chiesa con quella di Santa Maria del Soccorso: “cava di San Pietro” per l’appunto. Volendo dar credito al manoscritto, Cola Mazzotta insieme con altri concittadini, si adoperò per la ricostruzione della chiesa, cosa che avvenne nel 16521, come ricorda la lapide in pietra nera sul muro della porta laterale, intitolandola alla Madonna raffigurata nel quadro. Nel 1654 venne istituita la fiera che si tiene ancora oggi. Dal manoscritto del Giannuzzi Savelli si apprende che: “L’altra cappella è sotto il titolo della Madonna della Neve, detta dei Monti; sta fuori dell’abitato,nel luogo detto Pantanello. Vi sono tre altari, uno in testa col quadro della Madonna, due laterali con quadri di San Domenico e San Gaetano; sopra vi è il dormitorio. Vi si celebrano 98 messe l’anno, colla rendita di alcuni stabili e censi.” Nel 1929, furono eseguiti i lavori d'incatenamento della volta della chiesa, lo scopo era di contenere la spinta soprattutto quella laterale, furono quindi sistemate sette catene, di cui cinque sul prospetto laterale e due su quello principale, fu rifatto il campanile con l’annessa scala. La spesa proveniva: parte da una colletta e parte dai proventi della chiesa.